Dall'affermazione;
"siamo tutti riduzionisti nella pratica",
penso che sia piu' probabile che l'uomo
nell'apprendere, comunicare, immaginare, intuire,
creare... faccia una sorta di andirivieni continuo fra
il "semplice" e il "complesso".
Per esempio (e gli esempi sono claudicanti):
"Datemi un punto e una leva e vi sollevero' il mondo".
In natura non esistono punti e linee, sono solo un
linguaggio "semplice" inventato dall'uomo per
comunicare. Pero' da quella frase immagino una leva e
un fulcro tridimensionali, un sistema "complesso"
molto grande e robusto. Non solo, ma intuisco e "pre
dico" che per quanto possa immaginare la leva tanto
grande e robusta, non sara' mai, almeno per le
conoscenze che ho adesso, abbastanza grande da portare
a termine l'operazione tanto fantasiosa. 

Paolo, "l'impatto della (cono)scenza sulla societa' e'
molto piu' profondo e universale di quello dell'arte".
Cosa significa essere scienziato o artista. Per quanto
mi riguarda non ho nessuna difficolta' a definire
Einstein "poeta", quando riesce a sintetizzare la
relativita' con una semplice formula (formule = uno
dei linguaggi inventato dall'uomo per parlare di
scienza).
Contemporaneamente non ho difficolta' a considerare
Mozart uno scienziato del suono (note = uno dei
linguaggi inventato dall'uomo per comunicare la
musica).
Pero' considera che ci sono altri modi di fare scienza
e arte. Gia' hai citato Darwin, per non parlare di
musicisti che non usano spartiti o artisti africani
che non sanno cosa e' un'accademia o un conservatorio,
oppure guaritori dell'amazonia che usano da millenni
prodotti ricavati dalla foresta e molta della nostra
medicina deriva da loro. Insomma la conoscenza viene
da ogni luogo e non e' questione di chi e' "piu'" e
chi e' "meno".

P.S. A proposito di intuizione. Domenica, in quella
trasmissione di intrattenimento, un signore ha chiesto
a Zichichi: "Cosa e' l'intuizione".
Ebbene, non ha risposto. Ha solo ricordato quando lui
ha avuto un'intuizione...