Cari Paolo e Gino,
vi rispondo con il forum anziche' a voce perche':
La frase non crea gerarchie tra diverse discipline afferma solo
quello che ritengo sia un dato di fatto.
Dire che il monte Bianco e' piu' alto del Cervino non significa
affermare che
il Monte Bianco sia piu' bello, piu' difficile da scalare, piu'
rappresentativo ecc. del Cervino.
Cosi'
io non ho la minima intenzione di affermare che la
scienza sia meglio dell'arte , qualsiasi cosa significhi meglio.
Uno degli argomenti utilizzati spesso per
affermare la superiorita' della scienza rispetto all'arte
e' quello enfatizzarne l'utilita' sociale prodotta dalla ricaduta
tecnologica.
L' anche dal punto di vista puramente culturale
si riferisce proprio a questo. Sgomberiamo il discorso dal problema
della ricaduta tecnologica sulla societa', parliamo soltanto
dell'impatto della scienza
sull'insieme di conoscenze e relazioni intellettuali che
normalmente identifichiamo come cultura. Da questo punto di vista
ritengo che la conoscenza scientifica coinvolga un maggior numero di
persone che l'espressione artistica
(ripeto Monte Bianco confrontato al Cervino).
Ho gia' espresso le ragioni
di questa mia convinzione nell' intervento al forum del 26/11.
Elaboro ulteriormente dicendo che una fruizione
adeguata dell'opera d'arte richiede una grossa sovrapposizione
culturale tra artista e fruitore.
Solo in questo modo il messaggio dell'opera d'arte diventa
significativo.
La comunicazione scientifica in questo senso e' molto piu' semplice
e costruita per essere il piu' oggettiva possibile.
La personalita' di chi invia il messaggio e di chi lo riceve e'
irrilevante. Per questo l'informazione viene trasmessa in modo piu'
preciso.
La comunicabilita', e quindi la riproducibilita', dell'informazione la trasforma in conoscenza. Chiunque studi o lavori nell'ambito della scienza ha delle intuizioni. A volte le intuizioni possono portare alla conoscenza, ma questo avviene quando l'informazione intuita diventa ripetibile, quindi scientifica e comunicabile.
L'intuizione dell'artista, codificata nell'opera d'arte, puo' essere condivisa dal fruitore. Ma questo implica che il retroterra culturale dell'artista e del fruitore siano estremante omogenei, e anche il loro modo di porsi nei confronti del mondo. Provate, come e' sucesso a me, ad accompagnare un gruppo di cinesi in un museo d'arte occidentale, e vi renderete conto delle difficolta' della comunicazione artistica (il museo in questione mostra pitture dal 1200 ai giorni nostri, non e' quindi un problema epocale).
Non voglio togliere all'arte un valore conoscitivo, cosi' come non voglio togliere alla scienza un valore estetico (come ha detto Gino). Il fatto e' che lo scopo della scienza non e' estetico cosi' come quello dell'arte non e' conoscitivo. Perche' metterle in contrapposizione?
Spero di aver chiarito che dicendo:
l' impatto della (cono)scienza sulla societa' e' molto piu' profondo
e universale di quello dell'arte
ho fatto un'affermazione
quantitativa, non di merito.
Dal punto di vista spettacolare l'impatto
delle gare di Formula 1 sulla societa' e' piu' profondo e universale
di quello dell'opera lirica.
Anche se personalmente
non trovo quasi niente di piu' noioso delle gare di Formula 1,
e invece mi
piace molto l'opera, non posso che condividere (purtroppo)
l'affermazione.