Dato che uno degli scopi di questo forum e' quello di continuare la discussione iniziata durante gli incontri, utilizzo questo spazio per riprendere alcuni spunti di discussione emersi nell'incontro di venerdi' 23 scorso.
Lorenzo Vasanelli ha chiarito che nel suo intervento le parole
modello e teoria sono state usate come sinonimi perche' lui stava
discutendo di rappresentazioni mentali del reale, senza distinguere se
modellistiche o teoretiche. D'altra parte le richiesta di distinguere
tra modelli e teorie e' emersa durante la discussione. Anche se
qualsiasi tentativo di fornire definizioni precise rischia di essere
troppo semplicistico cerchero' di chiarire quello che comunemente
intendo quando utilizzo questi due termini quando parlo con i
colleghi.
In un modello la fenomenologia di un sistema fisico e' modellata
(appunto) in stretta analogia a quella di un altro sistema fisico piu'
conosciuto. Ad esempio, alcune proprieta' del nucleo atomico sono ben
descritte modellando il nucleo come una goccia di fluido
incomprimibile. Altre proprieta' dello stesso sistema sono meglio
descritte se si considera il nucleo come un gas di nucleoni non
interagenti. In termini di modelli il nucleo presenta quindi
proprieta' contraddittorie. Questo apparente paradosso viene superato
descrivendo il nucleo con una teoria.
La teoria si basa su principi generali (di simmetria, di conservazione
ecc.) e deriva da questi principi generali
le relazioni tra i vari osservabili. Ad
esempio l'eguaglianza delle leggi fisiche in qualsiasi sistema di
riferimento e' la base della teoria della relativita'.
Esiste una
teoria che concilia i comportamenti collettivi del nucleo (da goccia
di liquido) con quelli di singola particella (da gas) ed e' basata
sull'idea di dare una descrizione hamiltoniana del sistema, facendo
pero' interagire i nucleoni. Riferendomi a quanto affermato da Cecilia
Pennetta posso dire che anche questo e' un esempio di come si passi da
un sistema semplice e decomposto (il gas ideale) ad uno complesso e
olistico (la goccia di liquido) accendendo l'interazione tra i
componenti fondamentali. Come ha detto Claudio Garola, l'interazione
permette di ottenere nuove proprieta' del sistema globale che non
erano presenti nella semplice somma dei suoi elementi senza che questo
interagissero.
Un' altra questione emersa durante la discussione riguarda la
definizione di cosa sia scienza. La risposta di Carlo Sempi,
scienza e' quello di cui si occupano gli scienziati ,
e' scherzosa (per
ammissione dello stesso interessato) e tautologica, ma coglie un
aspetto della definizione di scienza, quello sociologico.
Dal punto di vista operativo, come ha affermato Lorenzo Vasanelli,
ritengo che si debba ampliare la definizione galileiana della scienza,
o almeno quella che tradizionalmente e' passato come tale.
L'esempio presentato da Livio Ruggiero mostra come la climatologia
faccia uso di informazioni e ipotesi teoriche legate a diverse
discipline scientifiche (dalla storiografia alla fisiologia vegetale)
per ottenere una visione coerente di fenomeni gia' avvenuti e non
producibili in laboratorio.
Molte altre scienze utilizzano lo stesso approccio. Ad esempio
l'astrofisica e la cosmologia sono basate sulla fisica atomica
nucleare e subnucleare e sulla teoria della relativita' generale. La
storiografia si basa sulle leggi dell'economia e della sociologia.
La necessita' di ampliare la definizione di scienza non implica
tuttavia che si debba rinunciare a fissare paradigmi ben precisi che
identifichino la specificita' del metodo scientifico.
Uno di questi paradigmi e', a mio avviso, le riproducibilita' di
risultati sia teorici sia osservativi. Ogni essere umano partendo
dalle stesse premesse e utilizzando le stesse regole di inferenza puo'
dedurre lo stesso risultato teorico, oppure messo nelle stesse
condizioni osservative rivela lo stesso fenomeno.
La bella metafora degli extraterrestri che cercano di capire il
funzionamento del comupter, presentata durante la riunione, mostra
come talvolta metodi non scientifici possano cogliere l'essenza della
realta' in modo piu' sintetico, essenziale e rapido di quanto non
faccia il lento procedere della conoscenza scientifica.
E' ben noto che alcuni artisti riescono a cogliere l'emergere di nuovi
fenemeni sociali prima, ed in maniera piu' sintetica, di quanto riescano
a fare gli studi sociologici. L'illuminazione dell'artista e' pero'
un'esperienza individuale che viene poi comunicata tramite l'opera
d'arte che ogni fruitore interpreta in modo personale.
L'informazione ottenuta in dall'analisi scientifica e' forse meno
complessa ma comunicabile con precisione, quindi si trasforma da
conoscenza individuale a conoscenza collettiva.
Per questo motivo, anche dal punto di vista puramente culturale,
l'impatto della (cono)scienza sulla societa' e' molto piu' profondo e
universale di quello dell'arte.
Un altro dei paradigmi fondamentali della scienza e', sempre a mio
avviso, il falsificazionismo.
Un'affermazione e' tanto piu'
scientifica quanto piu' corre il rischio di essere falsificata. Uno dei
primi insegnamenti impartiti agli studenti di fisica e' che
l'affermazione " A e' grande "
non e' scientifica (non falsificabile),
mentre lo e' " A e' piu' grande di B " (ovviamente
falsificabilissimo).
Il continuo mettere in discussione e rivedere le proprie idee,
convinzioni, basi teoriche e anche osservative, e' intriseco del
metodo scientifico. Posso immaginare che questo modo di procedere crei
sconcerto in chi sta cercando sicurezze (gli adolescienti ad
esempio). D'altra parte la scienza non offre certezze ma conoscenza,
che cresce solo dal continuo dubitare e ridiscutere, anche cio' che
sempbra assodato e ovvio.
Sul mercato di un'informazione urlata e superficiale l'approccio
scientifico non puo' competere con le certezze offerte da fedi o
ideologie.
Questo continuo mettersi in discussione e' pero' la forza stessa del
metodo scientifico che pernette alla scienza di autocorreggersi e di
progredire.
Una frase cara a Nando Boero dice
non c'e' progresso
senza uscire dalla norma .
La scienza permette di uscire dalla norma,
e questo e' parte del suo fascino.