Ho scoperto per caso questo forum, davvero interessanti gli argomenti trattati. Non so se mi e' consentito aggiungere parola alle vostre. Non sono uno scienziato ma sono un "vituperato" pittore. Dico questo perche' la mia competenza non può aggiungere (cono)scienza. Cio' che so o credo non e' misurabile in termini scientifici e non e' neppure riproducibile in termini pratici: dunque non esiste. Produrre arte attiene alla sfera della tecnica (apparentemente) piu' ancora a quella del sentimento. Cos'e' il sentimento in termini scientifici? Cos'e' l'intuizione? L'immaginazione e' misurabile? Eppure esiste ed i suoi frutti sono misurabili. L'uomo e' un essere mentale che concepisce l'infinito ma che abita in un corpo che ha limiti e vede limiti. La nostra conoscenza e' necessariamente determinata da questa sublime doppia natura. L'infinito cercato ed il finito abitato. Credo che la realta' sia come una lunghissima galleria buia a cui noi abbiamo accesso e di cui ne vediamo solo parti poiche' disponiamo di una piccola pila dall'esile fascio di luce. Ciò che vediamo e' una realta' puntiforme e parziale, che, comunque, ci ha permesso fino ad ora, di costruire una tecnologia talmente complessa da raggiungere perfino altri pianeti. Su Marte ci siamo arrivati, quindi la matematica e le altre scienze che sottendono questo obbiettivo sono certamente vere e verificabili. Ma un veicolo spaziale e' solo un complicato e magnifico sasso con un motore. Un piccione e' più efficace nel suo rendimento energetico ed e' una "macchina" piu' complessa. La nostra conoscenza e' necessariamente frammentaria ma non e' falsa, il riduzionismo funziona perche' altrimenti non avremmo ne' trapani ne' automobili, che invece esistono e ci rendono la vita piu' facile. Il riduzionismo esiste perche' e' ancora utile a produrre cose, ma ci accorgiamo che non e' sufficiente a comprendere tutto. Ecco perche' il linguaggio artistico, per assurdo, descrive meglio l'ineffabile. Il contorno di una foglia di oleandro puo' essere descritto da un'ellisse ma quando si arriva alle interazioni cellulari, e poi a quelle molecolari e poi a quelle atomiche, ecc. , la matematica e le scienze affini si muovono a tentoni. Diventano "morbide". Eppure, sia il disegno esterno, che tutti i livelli di complessita' sottostanti, sono compresi in quella stessa forma che un'ellisse può descrivere. Se invece di quella piccola pila avessimo trovato l'interruttore per accendere la luce in quella galleria (di cui noi stessi siamo parte e non appendice) conosceremmo una nuova matematica capace di coniugare sia la forma che tutte le interazioni che in questa accadono. Ma se noi possedessimo, ora, questa matematica sapremmo,ora, fare dal nulla una foglia di oleandro. Creiamo teorie "morbide" perché non sappiamo abbastanza. Una foglia non e' morbida, si flette quando la tocchiamo, ma non si scompone nelle nostre mani. Per ora una poesia o un quadro descrive meglio quella foglia, perchè l'arte e' figlia del nostro essere ancestrale ancora legato all'essenza della Natura e quindi intrecciato a quella foglia che ben conosce. L'uomo col tempo ha necessariamente imparato a descrivere, a circoscrivere, a oggettivizzare: a produrre la nostra matematica, la nostra realta'. Se osserviamo le forme che noi sappiamo costruire con la nostra tecnologia vedremmo che assomigliano a quelle dei cristalli o poco più. Ebbene il nostro sviluppo di pensiero e' a livello di cio' che sappiamo fare: cioe' alla foma cristallina. Ecco perché ora non sappiamo descrivere, con la nostra matematica o fisica, tutta la complessita' esistente. La pietra e' nata prima della prima molecola ed il nostro pensiero e' un prodotto recente nella storia della vita. Non e' così strano che noi si inventi formule degne di un'ametista (bellissima). Così come non e' così strano che l'uomo oggi provi a riprodurre le molecole, e giochi con la genetica. Anche la vita ha fatto queste tappe. E'inevitabile che il nostro pensiero segua le orme di cio' che lo ha preceduto e di cui e' costituito (la Natura). Un giorno avremo la matematica giusta che ci dimostrerà che Dio non gioca ai dadi! Quel giorno l'andamento evolutivo della piu' sperduta popolazione di girini diventera' prevedibile, e noi non abiteremo piu' in case che assomigliano alle semplici superfici di un granato. Forse, quel giorno, abiteremo in un prato, tra le margherite.   Gabriele Grixoni