A Paolo Ciafaloni

Semplificando al massimo il mio intervento precedente, volevo solo dire che non c'e' affatto un'unica strategia di fronte a difficolta' nel rapporto teoria-esperienza. Esistono svariate tipologie che rendono il falsificazionismo qualcosa di molto variegato e, come appunto dicevo, sofisticato, tanto da poterlo identificare con la semplice considerazione che tutta la conoscenza e' in linea di principio rivedibile (possono essere rivedibili le ipotesi empiriche, i principi teorici e perfino i dati sperimentali).

La scelta della strategia particolare da adottare non puo' che inquadrarsi nel contesto storico-problematico. Dire che bisogna sempre a tutti i costi conservare i principi, ad esempi l'esistenza di un riferimento assoluto, o il principio di conservazione della massa o la continuita' degli scambi energetici in fisica classica, risulto' ad un certo punto ovviamente inopportuno, mentre altre volte conviene tener duro. Dicevo che non e' sempre neppure detto che si debba tener fermo ai dati. Un esempio per tutti: una delle obiezioni decisive contro il sistema copernicano era che l'osservazione ad occhio nudo (non c'era ancora il telescopio) rivelava che le dimensioni di Venere e di Marte non cambiavano nel corso del tempo come ci si aspettava sulla base della nuova ipotesi astronomica che spostava la Terra dal centro e rendeva le distanze tra Terra mobile e pianeti estremamente variabili. L'osservazione era ovviamente viziata dalle dimensioni ridotte dei pianeti (se non osservati col telescopio, come fu invece possibile 70 anni dopo!) e quindi dal fatto che sorgenti luminose quasi puntiformi non variano di luminosita' (e quindi di dimensioni apparent i) proporzionalmente alla distanza, mentre proprio questa era l'aspettativa empirica. Altro esempio e' la scoperta del pianeta Nettuno a meta' ottocento, per cui era l'osservazione limitata dei pianeti del sistema solare ad essere errata, non le equazioni di Newton che venivano applicate ad essa, come il calcolo e la successiva osservazione del nuovo pianeta poi rivelarono.

Non vorrei pero' aggiungere altro, perche' gli esempi, come dicevo, sarebbero davvero troppi. Nessuno di essi autorizza comunque a concludere che la ricerca di nuove regolarita' e nuovi principi o ipotesi deve arrestarsi di fronte a presunti dati singolari irriducibili (proposizioni esistenziali pure), cosi' come neppure di fronte a presunti livelli concettuali o logici definitivi, non ulteriormente superabili (che lo stesso teorema di Goedel, se correttamente interpretato, in particolare esclude). Ne' d'altra parte esiste un unico modello possibile, diciamo banalmente riduzionistico, di spiegazione e di teoria scientifica in questa ricerca di regolarita' e principi. Come si fa ad esempio, anche solo restando nella fisica classica, a ridurre un modello di causalita' circolare tra campi interagenti ad un semplice modello newtoniano di azione a distanza tra due o piu' corpi separati?

Lello Rossi