A Paolo Ciafaloni
La mia frase incriminata, presa nell' "accozzaglia", era semplicemente
un riferimento ai  modelli fondamentali di azione fisica storicamente
dati. 
Dico modelli e non teorie perche', appunto come chiarisce in altro
intervento Giampaolo, nulla dicono circa i principi, di conservazione, 
di simmetria, ecc., cui essi andrebbero poi sottoposti e da cui
andrebbero quindi giustificati. Essi sono comunque, nel senso di
Lorenzo, rappresentazioni teoriche, cioe' interpretazioni
fondamentali, non banalmente descrittive, di fenomeni. 
Nel caso specifico facevo riferimento al modello di azione a distanza 
(tra due o piu' corpi separati), sostenuto da Newton, e a quello di
azione di campo (causalita' circolare tra campi interagenti, ad
es. elettrico e magnetico, non piu' corpi separati, ma condizioni
dinamiche continue che si intrecciano tra loro nell'intero spazio),
sostenuto poi da Faraday, Maxwell, Hertz, ecc. Nel primo si puo',
almeno in linea di principio (dati i corpi separati), distinguere la
causa e l'effetto, nell'altro vi e' un feed-back intrinseco tra gli
elementi (i campi) in gioco. La frase, tolta dal contesto, ovviamente
non significa niente. Nel contesto, presa come un esempio tra i tanti 
possibili, indica che non c'e' un modello unico (ripeto, modello di 
interazione fisica, la teoria e’ poi ancora da definire), esattamente
il contrario cioe'  del voler creare gerarchie tra discipline, teorie,
modelli, ecc., che vi si vuole vedere. 
I fisici, si sa, a volte indulgono (non vorrei dire per insofferenza o 
impazienza verso le complicazioni, purtroppo, della storia) a ridurre
tutto "ad unum", ad uno "standard" (riduzionismo banale), cosa diversa
dal riduzionismo/falsificazionismo sofisticato, ricerca, comunque mai 
definitiva, di modelli alternativi di interazione, molla potente dello 
sviluppo storico della fisica. 

Lello Rossi